Nascosto tra le strette vie del quartiere ebraico della Giudecca a Ortigia, si trova un tesoro storico: il Bagno Ebraico.

Questo sito affascinante racconta la storia millenaria della comunità ebraica di Siracusa, offrendo ai visitatori l'opportunità unica di immergersi nella cultura e nella tradizione di questa antica popolazione.

Scopri tutto su questa attrazione turistica:
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    •    cosa vedere
    •    quando andare

Il Mikveh: bagno ebraico sede di riti e purificazioni

Proprio nel cuore di Ortigia, fra le viuzze chiamate “rua” o “ruga”, è possibile ancora oggi visitare uno dei più antichi bagni ebraici d’Europa. Il mikveh si trova esattamente nell’antico quartiere ebraico, la Giudecca, dove sono evidenti le tracce dell’antica comunità ebraica di Siracusa. 
Al tempo del ritrovamento, il quartiere ebraico era in stato di completo abbandono, non vi erano luci nelle strade, né negozi. La famiglia della marchesa Daniele, decise di acquistare e ristrutturare un palazzo nel cuore della Giudecca, Palazzo Bianca, una struttura che si trova in via Alagona e attualmente ospita un albergo turistico.

Nonostante il palazzo fosse sommerso di spazzatura e vandalizzato, durante il recupero architettonico, si accorsero che contigua ad un cortiletto, c’era una costruzione senza alcun acceso.
Sopra questo blocco, vi era una stanzetta e allora intuirono che doveva esserci qualcosa sotto di molto prezioso. Così, con opera certosina e spinti dalla voglia di riportare alla luce un passato prezioso appartenente alla storia millenaria dell’isola di Ortigia, cominciarono a bucare il muro e trovarono una piccola stanzetta piena di terra, con una volta a crociera. La ripulirono e scoprirono con grande sorpresa l’esistenza di una lunga scala. I lavori di sgombero dei detriti richiesero molto tempo e un grande impegno economico. Alla fine dei lavori di scavo, sgombero e restauro, vennero alla luce 58 gradini che formavano tre rampe di scale alla fine delle quali si aprì alla vista una grande sala, sommersa dalla fanghiglia, ma di grande magnificenza.

La sala aveva forma quadrata, con quattro colonne che sostenevano una volta a crociera perfetta e, attorno a queste, vi era un ambulacro che le includeva tutte, con volte a botte.
Tutto intorno alla sala correva un sedile, scolpito nella pietra viva, a diciotto metri di profondità. Nel pavimento c'erano tre vasche poste a trifoglio con all’interno dei gradini. Durante la ripulitura dal fango, nel fondo delle vasche, ritrovarono anche dei cocci di ceramica delicatissima e delle piccolissime lucerne.

Con l'aiuto di esperti del restauro, riuscirono a datare la chiusura di quel luogo: la fine del 1400. I nobili Daniele, cominciarono così un'affannosa ricerca fra testi e libri antichi, contattarono esperti e professori e fecero ordine fra le informazioni a loro disposizione: avevano scoperto un antico bagno ebraico, che serviva per la purificazione prima dei rituali. Le vasche erano alimentate da pura acqua sorgiva, che sgorgava dal sottosuolo. Il bagno ebraico fu così preservato e ancora oggi è possibile visitarlo e ammirarlo nella sua infinita bellezza.

Nonostante questa scoperta straordinaria, le ricerche della famiglia Daniele non si fermarono. L’amore e l’attenzione per questi luoghi li attenzionarono circa un’iscrizione su una pietra murata nell’abside della chiesa di San Giovanni, attigua al bagno ebraico. Con l’aiuto e la traduzione di esperti, capirono che l’iscrizione si riferiva alla Sinagoga di Siracusa, che molto probabilmente era presente in quel luogo prima della costruzione della chiesetta cristiana. Oggigiorno la chiesa di San Giovanni, ubicata lungo via della Giudecca, è consacrata e aperta, soprattutto in occasione di matrimoni ed eventi culturali.

La parola “Mikveh significa letteralmente “raccolta” e indica una vasca per la raccolta dell’acqua. Il mikveh, per essere considerato kasher secondo la normativa rabbinica, deve essere una vasca d’acqua pulita, non riempita artificialmente ma alimentata naturalmente da una sorgente, un fiume, un lago, una falda acquifera oppure riempita di acqua piovana.

Le sue dimensioni devono essere tali che un adulto di statura media possa immergersi completamente, senza che neppure un capello resti fuori dalla superficie dell’acqua, il che vuol dire, convertendo le unità di misura bibliche in misure moderne, un mikveh deve contenere almeno circa 600 litri di acqua.

Ma a cosa serviva il mikveh? Ieri come oggi per togliere l’impurità rituale.

Bisogna sempre ricordare che l’impurità biblicamente intesa non ha primariamente una valenza etica, cioè non ha niente a che vedere con il contatto con il male, ma riguarda il contatto con il sacro. L’essere umano, che è per definizione una creatura profana, può e deve entrare in contatto con il sacro in alcuni momenti della propria vita ma il passaggio profano-sacro richiede un processo di purificazione. Per questo si usa il mikveh

Come attesta dettagliatamente il trattato talmudico Niddah, dedicato alla purità famigliare, la necessità di purificarsi era essenzialmente prerogativa femminile: le donne devono purificarsi dopo il ciclo mestruale e/o dopo il parto, prima di poter riprendere l’attività sessuale con il proprio marito. Non sfugge l’accostamento tra accesso al Tempio, luogo sacro, e attività sessuale e procreatrice, che è un’attività “sacra”.  
Un altro utilizzo del mikveh è quello per i gherim, uomini e donne che si convertono all’ebraismo e che formalizzano tale conversione con l’immersione nel bagno rituale. Anche qui le acque in cui ci si immerge rappresentano la possibilità per il gher o la ghioret di rinnovarsi, passare da uno stato all’altro, diventare a tutti gli effetti parte del popolo di Israele.

E non stupisce che, ispirandosi alla simbologia del mikveh, i cristiani abbiano scelto proprio il battesimo per indicare l’inizio della vita cristiana di una persona.

Come Arrivare

Il bagno ebraico di Palazzo Bianca è situato in via Alagona, di fronte all’ ingresso di Lanterne Magiche Ortigia. È all’ interno di un residence che organizza visite a pagamento circa ogni 30 minuti. Per chi arriva in macchina da fuori Ortigia il consiglio è quello di lasciare la macchina nei parcheggi all’ ingresso dell’ isola, come il parcheggio Talete, quello della Marina o quello di Piazza delle Poste e poi raggiungere il bagno ebraico godendo di una piacevole passeggiata per le vie di Ortigia, centro storico di Siracusa.

Se viaggiate con i mezzi pubblici dalla stazione ferroviaria spostatevi a piedi alla fermata dell’ autobus ai giardinetti di corso Umberto I (si ci arriva percorrendo via Francesco Crispi e superando Piazzale Marconi senza fare deviazioni) e da lì prendete il bus 106, circolare Ortigia, scendendo poi in Ortigia alla fermata in fondo a via Maestranza.

Tutte le informazioni sul trasporto pubblico su ruote a Siracusa, linee, orari e rivendite di biglietti, sono reperibili sul sito SAIS.

Cosa Vedere

Una visita al Bagno Ebraico, uno dei pochi in Europa ad essere arrivato ai giorni nostri conservando perfettamente l’aspetto che aveva al tempo della cacciata degli Ebrei dalla Sicilia, offre una prospettiva unica sulla vita ebraica medievale a Siracusa. Durante la visita, si possono ammirare le strutture antiche del bagno, incluse le vasche rituali e i passaggi sotterranei.

Quando Andare 

Il clima mediterraneo di Siracusa rende possibile visitare il Bagno Ebraico durante tutto l'anno. Tuttavia, la primavera e l'autunno sono considerate le stagioni migliori per visitare Siracusa, con temperature piacevoli e meno affollamento turistico. Durante l'estate, la conformazione stessa del sito scavato nelle profondità di Ortigia, permette di unire l’utile al dilettevole, godendo di refrigerio dalla calura estiva.

In Conclusione

La visita al Bagno Ebraico nella Giudecca di Ortigia a Siracusa offre ai visitatori un'esperienza educativa e culturale senza precedenti. Attraverso questo sito storico, è possibile immergersi nel ricco patrimonio della comunità ebraica di Siracusa e siciliana e scoprendo un aspetto poco noto della storia locale. È un luogo che ricorda un'epoca passata e una tradizione che continua a vivere attraverso i secoli.